Le incredibili avventure di Mr. Fogg, di Marco Manzi. Il primo violino Ivo Mattioli
E’ il primo violino della OLeS, Ivo Mattioli, che l’Orchestra la conosce e l’ha vissuta in tutti i suoi passaggi e evoluzioni. Entrato a farne parte giovanissimo, quando era ancora “Orchestra Sinfonica di Lecce”, è stato chiamato quando era ancora studente al 5° anno di Violino nel Conservatorio Tito Schipa di Lecce.
Cosa significa essere Primo Violino…..?
“Certamente non solo stringere la mano, quando te la porge, il direttore d’orchestra!” dice scherzando. “E’ un ruolo molto importante perché è al servizio di tutto l’ensemble orchestrale. Preso il “la” dal primo oboe il primo violino lo ripropone a tutte le sezioni che da quella nota trovano l’accordo che permette al direttore di fare dell’intero gruppo il “suo” strumento”.
Come Ivo Mattioli ha scelto il violino in così tenera età è presto detto: “Ho iniziato a studiarlo già a 11 anni nella media del Conservatorio, allora c’era questa scuola che era, di fatto, propedeutica proprio all’ingresso diretto allo studio della musica in Conservatorio stesso. Inizialmente avevo pensato di studiare pianoforte, era un po’ anche una moda di allora ma alla fine, transitato un po’ forzosamente a violino…me ne sono innamorato ed è finita così!”
Ogni strumentista ha un perché che lo lega al suo strumento.
“Per certo – dice Ivo – il violino è uno degli strumenti musicali più affascinanti e complessi. E’ sonoro ed espressivo al tempo stesso: ha un suono caldo o vibrante ma comunque ricco di sfumature. La sua estensione gli consente, secondo me, di essere anche “voce umana”. E poi suonarlo è una sfida anche tecnica perché richiede il pieno controllo preciso di ogni parte del corpo coinvolto nella produzione del suono. Il repertorio è, infine, enorme perchè spazia dalla musica classica ad altri generi ed è, allo stesso modo, orchestrale o solista”.
Ritorniamo ai suoi studi.
“ A 21 anni ho concluso il percorso in Conservatorio e sono seguiti anni di perfezionamento con maestri diversi. Ma voglio ricordare Arrigo Pelliccia e llya Grubert. Entrambi grandissimi violinisti: il primo citato dalla Treccani perché dalla carriera straordinaria e tra l’altro, ma non secondario, stimato da Puccini. Ho avuto questa fortuna enorme. Basta dire, tra le mille cose che lo hanno visto protagonista, l’essere stato il primo esecutore in Europa del concerto per violino op. 36 di Schönberg, “una terribile prova tecnica e interpretativa questa immane partitura schönberghiana” la definizione data da Giorgio Vigolo, uno dei grandi critici musicali del ‘900. Ilya Grubert un mito di pari livello, un grande virtuoso dalla straordinaria tecnica e suono luminoso. Con lui in particolare, ho seguito un corso di musica da camera e violino”.
Tornando alla battuta della stretta di mano, il primo violino oltre che “accordare l’orchestra” può essere considerato, usando una metafora calcistica, essere una sorta di giocatore – allenatore in campo?
“In un certo senso potremmo dire di sì. E’ innegabile sia il punto di riferimento del Direttore con cui deve esserci intesa, perché dalla spalla dipende la fila dei primi, per ritmo e colore, quello che la partitura richiede. E così i secondi. Tra spalla e direttore è immediata la vicinanza che è fondamentale perché l’amalgama del suono sia quello giusto”.
Il rapporto con la OLeS affonda radici profonde nel passato personale.
“Sì, sono entrato, come ho detto, nell’80 non ancora diplomato per fare esperienza. Senza audizione, ero solo al quinto anno. Una esperienza traumatica perché mi sono ritrovato a suonare Boheme di Puccini. Mi sentii male tanto ero disorientato! tanto da pensare che la musica non era per me. In realtà fu il battesimo del fuoco: studiare, studiare sempre è quello che un musicista deve fare. Ogni giorno è solo una tappa. L’arrivo è sempre lontano una tappa. Quindi non si smette mai di studiare. Così si matura in sensibilità, cuore e tecnica. Sono tutte informazioni che arrivano al cervello e che si trasformano e ti trasformano. Dell’Orchestra ho seguito tutte le evoluzioni sino a oggi. E sono qui. E’ gran parte della mia storia personale, con momenti stupendi, qualche momento buio, una ripartenza. Come la vita insomma!”
Ultima ma non ultima domanda: autori amati e preferiti.
“Facile! Tra gli “alieni”, come li chiamo io, Bach e Mozart, ma ovviamente cito la punta dell’iceberg. Se devo individuare il gigante tra i giganti dico Bach, perché ha prodotto un repertorio enorme per strumenti ad arco utilizzando la polifonia, i suoi sono capolavori assoluti. Una sua pagina, anche apparentemente semplice, è ricca in modo straordinario. E poi è stato all’avanguardia a livello armonico perché ha dato lezioni a tutti”.
Le avventure di Mr. Fogg, l’esecuzione del prossimo 2 luglio?
“Sarà tra le altre cose divertente! E’ l’impresa del “Viaggio del Mondo in 80 giorni “ che sarà raccontata in musica. Un racconto visionario quello dello scrittore Jules Verne che Marco Marzi ha tradotto in una incalzante partitura cui la OLeS darà “voce” con la direzione di Fabrizio Dorsi sostenuto dal racconto di Salvatore della Villa. Ci sono gli snodi salienti della storia, la recitazione e il resto lo fa la musica. Sono musiche ispirate dalle suggestioni rimandate dalle ambientazioni che derivano dai luoghi in cui il romanzo di Verne via via si snoda: dall’Egitto, all’India alla Cina. Musica per tutte le età, proprio come ogni avventura che si rispetti”.