Gloria Giurgola, magica voce del sogno. La talentuosa soprano di “Una notte all’Opera”
A 6 anni sente la Ricciarelli, che allora era direttore artistico della Stagione leccese, e scatta l’amore per la lirica. “Mamma da grande voglio cantare come la signora che urla!”. Questa è stata la laconica quanto chiara comunicazione fatta alla mamma da parte di Gloria Giurgola dopo aver assistito alle performance del grande soprano. Oggi Gloria ha 29 anni e realmente ha tenuto ben dritta la barra. E’ il soprano lirico che canterà con la OLeS nella serata “Una notte all’opera” diretta dal Maestro Eliseo Castrignanò, Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento che conosce sin da quando era bambina, sia pur in altro assetto. Insomma, è feeling su tutti i fronti.
Un caratterino possiamo dire, vista la determinazione a soli 6 anni.
Sono ariete anche se non sono una che crede negli oroscopi, ma un po’ in quella tipologia zodiacale alla fine mi ci ritrovo! Sono determinata e perseguo con decisione i miei progetti anche se la voglia di fare del canto la mia vita, posso dire, è nata con me, quindi è stato un po’ “vincere facile”.
Che studi ha fatto?
Ho conseguito la maturità classica e poi è stata musica. Conservatorio Santa Cecilia di Roma, studi privati, concorsi. Ho diretto le mie energie tutte in quella direzione
Insomma una passione che non le ha lasciato altra strada
E’ stata una passione che è nata con me, come ho detto. Ogni volta che sentivo musica lirica in televisione ne ero fortemente attratta, mi piaceva lo stile musicale. Abbiamo appena detto quale risultato ha prodotto la chiusura di serata in cui ho sentito per la prima volta Katia Ricciarelli.
Fare della Ricciarelli una sorta di “urlatrice” fuori tema è un po’ ardito….
Ma certamente! È stata l’espressione “breve” della bambina che si entusiasma quando sente qualcosa che le piace. Sono stata attratta certamente dalla passione che emergeva in questa forma di canto e mi sono espressa come può farlo una bimbetta che scopre una cosa bella perché sono stata catapultata dalla mia immaginazione in questo mondo fantastico che è quello dell’opera e del teatro.
Che seguito ha avuto questa dichiarazione di volontà? Non chiamiamoli più intenti…
I miei, devo dire con sincerità, sono sempre andati nella direzione del sostegno della mia passione. Già da subito hanno sentito quello che poi diventerà il mio primo maestro di canto che continuo, peraltro, a sentire anche oggi nel momento in cui ho bisogno di riprendere qualcosa o anche solo di un semplice consiglio, Mario Cananà. Ovviamente subito il maestro ha detto “no, bisogna che cresca”. La voce è uno strumento che ‘matura’ con la crescita dell’individuo. In ogni caso devo dire che anche il fisico ha assecondato la mia passione e a 13 anni ho potuto iniziare a studiare e con il maestro Cananà con cui sono arrivata sino alla fine del liceo. Devo a lui l’impostazione generale, la capacità di gestione della voce. Grazie a lui non mi sono mai sentita stanca e non ho mai avuto problemi vocali”.
Finito il liceo immaginiamo la sua destinazione sia stato il Conservatorio.
“Esatto, son partita per Roma, sono andata al Santa Cecilia. Lì ho frequentato e studiato con Alessandro Valentini, un basso, un docente dal profilo completo. Mi sono poi resa conto che era necessario implementare il numero di ore. In Conservatorio si studiano anche tante altre discipline che un po’ rubano spazio a quello che è il tuo interesse primario e così mi sono ritrovata a seguire le lezioni di Maria Dragoni, una grande voce. La Dragoni è stata la prima a ricevere il «Premio speciale Maria Callas» e ha poi vinto il Concorso Maria Callas della Rai. Roma è stata per me una grande opportunità. E’ un po’ successo tutto insieme, una serie di circostanze fortunate mi hanno messo nelle condizioni di vincere più borse di studio che mi hanno permesso di allargare ulteriormente i miei orizzonti“.
Lei è molto giovane. In genere i giovani parlano di capacità personali, meno di fortuna…
“Io credo che essere caparbi è fondamentale se si ha un obiettivo, ma onestamente credo che la fortuna abbia un suo ruolo nella vita e bisogna riconoscerlo. E’ vero anche che bisogna prendere al volo i treni che passano, magari il merito può esser quello. A 22 ho vinto la borsa di studio per l’Accademia dell’Opera di Tenerife, l’ Opera (E)Studio, una borsa che permette di “essere in situazione”, infatti ho debuttato proprio all’Opera di Tenerife con il Don Pasquale di Donizetti nel ruolo principale. Già a 18 anni avevo vinto ad Agrigento il primo concorso internazionale. Molto è andato per il verso giusto, onestamente. Non molte alla mia età possono dire d’aver cantano in stagioni complete, proprio con la OLeS in buca, con opere come Traviata o Carmen. Questo è avvenuto nel 2017. E ancora, cosa importantissima per un cantante, ho fatto una buona esperienza anche all’estero. Mi piace ricordare, perchè motivo di grande orgoglio per me, l’ essere stata selezionata come unica italiana tra più di 500 candidati dalla accademia Olandese, accademia della Dutch National Opera di Amsterdam. Nella città olandese ho studiato un anno, dopo un periodo a Como dove ho studiato con personaggi di fama internazionale. Sì, questi ultimi due passaggi sono stati frutto di un importantissimo concorso, il più importante, per quello che mi riguarda, affrontato nel 2018 : il 69° Concorso Europeo AsLiCo, per giovani cantanti lirici. Ho studiato tantissimo: è il concorso storico più importante d’Italia. Essere iscritta nell’Albo d’oro dove ci sono nomi come Carlo Bergonzi o Renata Scotto è per me un sogno. Il giorno in cui ho vinto, nella finale ho cantato Oh quante volte dai Capuleti e Montecchi , posso dire essere stato uno dei giorni più belli della mia vita”.
Questo lavoro non ha lati oscuri?
“Certamente sì. Non è facile percorrere questa strada perché c’è molta “concorrenza”, usiamo questa parola. Aggiungiamo che accade spesso che quando ti chiedono che professione eserciti e rispondi “sono una cantante lirica” ti senti dire “ ah, molto bello! Ma il tuo lavoro?” ….meglio non commentare! Comunque come detto non mi fermo. E poi può essere difficile essere spesso lontana da casa. Non è un lavoro che puoi fare solo nella tua città o nella tua provincia o regione”.
Nonostante la giovane età già insegna.
“E’ vero, con mia sorella abbiamo avviato una scuola di canto e recitazione. Mia sorella ha una lunga esperienza come regista di palcoscenico e si occupa appunto di recitazione. Io curo i corsi di canto, propedeutico lirico e canto moderno. Devo dire che anche questo mi diverte molto. Cantare è una cosa che aiuta molto a crescere e sviluppare, coltivandola, la propria emotività. E’ bello per me vedere ragazze e ragazzi, che all’inizio avevano solo incertezze, oggi gestire meglio le proprie capacità. Cantare è terapeutico. E a questo proposito mi piace fare una considerazione. Come ho detto ho cantato molto all’estero: in Germania, Austria, Spagna, in particolare riscordo l’esperienza in Bosnia Erzegovina. Lì ho cantanto nel concerto a Sarajevo per il Santo Padre. E’ stata una esperienza straordinaria. Non dimentico lo sguardo dei tanti nel pubblico che ancora avevano negli occhi le ferite del cuore. Un familiare perso, le cose orribili che la guerra di fa vedere. La musica è un tramite, fa parlare le persone senza che si parlino. Ed è terapeutica. Può davvero lenire il dolore e certamente sviluppa la sensibilità alla pace. Insegnare musica, diffonderne la passione è una forma di cittadinanza attiva. Basti pensare a come ne traggono giovamento le persone diversabili. Ho lavorato e, quando posso, lo faccio ancora con associazioni che si occupano di queste persone: anche per loro la musica può moltissimo”.
Nel suo repertorio anche Mozart e Haendel ma il suo autore preferito chi è e perché?
“Puccini! Perché ama le donne, l’amore, la gioia di vivere”.
A giudicare da come finiscono nella stragrande maggioranza dei suoi lavori….
“E’ vero che le sue eroine periscono sempre in modo tragico, ma sono tutte un esempio di amore per la vita, in modo diverso Mimì o il suo contraltare Musetta, o amore per l’amore, Tosca su tutte ma anche Butterfly. Sono donne forti che si aggrappano alla vita e in ogni caso chiudono con una forma di redenzione. Puccini, secondo me, canta l’amore in tutte le sue sfaccettature. Ad esempio il mio intermezzo preferito è quello di Manon Lescaut. Anche lì l’amore parla in prima persona”.
Infine il suo rapporto con la OLeS
“Praticamente è come cantare …a casa! Sono cresciuta con loro e ogni volta che ci si incontra è magico. Poi una bacchetta come quella di Eliseo Castrignanò rende tutto magico. E’ una bacchetta magica! Personalmente concepisco il ruolo del cantante come strumento al servizio del Maestro e dell’Orchestra. Sono uno strumento anche io…l’Umile ancella, se vuole! Così le sinergie diventano magiche!”.
(a.c. di ComunicazioneOles)
photo credit PAOLO PALLARA