Massimo Raffa, musicologo, sarà la guida all’ascolto de “I due Barbieri”. Rossini e Paisiello a confronto

Accademico di UniSalento presso la facoltà di Beni Culturali, musicologo, con una lunga esperienza di docenza anche nei Licei Classici, messinese, Massimo Raffa ha il dono di porgere la bellezza della cultura con la leggerezza e l’ironia tipica della sua terra d’origine, la Sicilia, ma che  in ogni passaggio evidenzia la nobiltà antica e ricca della cultura agita, strutturata e sempre in evoluzione. A lui chiediamo di parlarci di questo spettacolo così particolare che mette di fronte Rossini e Paisiello con i loro “Barbieri”.

Professore, cos’hanno in comune queste due opere?

 ” La vicenda, innanzitutto. Quando Paisiello, che allora si trovava in Russia alla corte dell’Imperatrice Caterina, decide di mettere in musica il Barbiere (1782), non erano passati neppure dieci anni dalla prima apparizione sulle scene del personaggio nato dalla fantasia di Pierre-Augustin de Beaumarchais. All’inizio del nuovo secolo Gioachino Rossini si servirà di un libretto lievemente modificato rispetto a quello utilizzato da Paisiello (1815). Un altro tratto comune è la scelta dei registri vocali per i ruoli principali: Figaro è un buffo (baritono), il Conte è un tenore, Don Basilio un basso. L’unica differenza è Rosina, che in Paisiello è un soprano, mentre in Rossini un mezzo, anche se viene spesso interpretata da soprani”.

Quale incontra il suo gusto personale e perché?

“Sono due opere molto diverse. Il Barbiere di Rossini ha surclassato quello di Paisiello presso il grande pubblico, decretandone quasi l’oblio. Rossini è un maestro del ritmo, sia in senso drammaturgico sia in senso strettamente musicale; la sua musica sarebbe piaciuta a Beaumarchais, figlio di un orologiaio e orologiaio egli stesso. Lo spettatore è afferrato dal meccanismo della scrittura rossiniana e inesorabilmente trascinato verso i vorticosi finali. In questo senso, il Barbieredi Rossini è il più moderno dei due e anche il più smaliziato; la sua Rosina, dietro le apparenze di una fragile educanda, è in realtà una donna astuta, dalla volontà ferrea, che sa perfettamente cosa vuole e come ottenerlo. L’opera di Paisiello, d’altro canto, ha il fascino del buon tempo antico. È uno scrigno di bellissime arie, alcune delle quali di sublime espressività – penso all’aria di Rosina Giusto ciel, che conoscete, un gioiello che non sfigurerebbe in un’opera di Mozart e che trascende i limiti dell’opera buffa. Insomma, è impossibile scegliere tra due capolavori di questa portata”.

Quali sono i sentimenti che queste due opere esplorano e rappresentano?

Senz’altro l’amore, ma senza smancerie romantiche, bensì con un sano tocco di malizia e disincanto. E poi l’avidità, evidente nel comportamento di Don Bartolo, che vuol sposare Rosina per la sua dote. L’ipocrisia, rappresentata dall’untuoso Don Basilio, orchestratore di intrighi e calunnie, pronto a cambiar casacca per una borsa piena d’oro. Ma su tutto e tutti trionfa il caso, che fa incontrare il Conte e Figaro all’inizio della vicenda, e alla fine fa scoppiare il temporale che permette la riuscita del matrimonio a sorpresa tra il Conte e Rosina. Chi poi ascolta queste opere avendo nella mente e nelle orecchie Le Nozze di Figaro di Mozart, che sono state composte tra i due Barbieri (1786), e che rappresentano il sequel della vicenda, sa che anche questo amore che oggi trionfa sarà messo a dura prova in futuro dalla debolezza umana, di cui tutti siamo vittime.Ancora una volta l’opera, che è innanzitutto scuola di sentimenti, crea un modo ‘altro’ nel quale possiamo riconoscere le nostre imperfezioni e sorriderne grazie al potere della musica”.

( a c. di LDC)