Emanuele Arciuli, oltre i confini della Musica Classica: il suono del contemporaneo
Pianista di fama internazionale, Emanuele Arciuli è uno dei più apprezzati interpreti di musica del Novecento e del XXI secolo. Si esibisce regolarmente per le più prestigiose istituzioni musicali, dal Teatro alla Scala alla Biennale di Venezia, dal Wien Modern – Musikverein all’Orchestra della Rai di Torino, fino al Miller Theater di New York e alla Filarmonica di San Pietroburgo. Ha collaborato con direttori di spicco come Roberto Abbado, Juraj Valchua, Pinchas Steinberg e Dennis Russell Davies. Arciuli esegue frequentemente composizioni a lui dedicate – come nel caso di questo concerto nel quale, con la direzione di Giulio Arnofi, si cimenta con il Concerto per Pianoforte e Orchestra di Paolo Rotili – e si dedica attivamente alla promozione della musica contemporanea.
Maestro, lei è considerato uno dei massimi interpreti della musica del XX e XXI secolo, in particolare per quanto riguarda i compositori statunitensi. Ora si misura con un contemporaneo, Paolo Rotili, nella prima assoluta del “Concerto per Pianoforte e Orchestra”. Quali suggestioni emergono da questo lavoro attraverso la sua esecuzione?
“Conosco Paolo da trent’anni e siamo molto amici. Abbiamo collaborato a diversi progetti in passato. Questo concerto, che ha scritto per me, esiste anche in una versione per pianoforte e banda, eseguita quindici anni fa con la Banda dell’Aeronautica Militare a Santa Cecilia. La versione per pianoforte e orchestra da camera è una prima assoluta ed è molto moderna e complessa. Problemattizza e riflette sulla memoria melodica, gestuale, armonica e poetica di due grandi compositori romantici, Chopin e Schumann. Sebbene si ritrovino in questo lavoro gesti pianistici simili, è una composizione contemporanea, lontana da qualsiasi approccio manierista. Sono convinto che questa versione funzioni molto bene.”
Lo studio della musica in Italia sembra essere ancora indietro rispetto ad altre realtà europee e mondiali. Cosa farebbe per promuovere la cultura musicale, che è una delle eccellenze della nostra storia?
“Credo che si stia già facendo qualcosa, con teatri e istituzioni che organizzano concerti per le scuole e opere. Tuttavia, la musica colta è purtroppo estranea al panorama culturale di questo paese. L’alfabetizzazione musicale di massa richiede scelte politiche lungimiranti, ma temo che oggi questi due concetti siano in contrapposizione. Non sono molto ottimista sul futuro, ma penso che la musica debba essere tutelata indipendentemente dalla quantità di persone che la praticano, poiché rappresenta un valore importante di per sé.”
Può parlarci della sua relazione con l’Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento?
“Ho suonato con l’Orchestra del Salento un paio di volte, eseguendo opere come il quarto concerto di Beethoven, il concerto di Ravel e il terzo di Bartók. Ho dei bei ricordi, anche perché essendo originario di Galatone, ho radici e affetti nel Salento. Ho un affetto speciale per Lecce e per l’orchestra, che considero un’importante realtà musicale.”